Istantanea Pier Vittorio Buffa

La risata di Berlusconi

Berlusconi ha fatto bene, dal suo punto di vista, a far sapere che sui file di Wikileaks si è fatto una bella risata.
Ha fatto bene perché così pensa di poter poi gridare al complotto, dire, come ha già detto, che si tratta soltanto di chiacchiere di un funzionario americano, che il tutto non ha senso, che i rapporti Usa-Italia sono e saranno ottimi.
E' stata, insomma, una risata in perfetto stile berlusconiano, che punta a ridicolizzare accuse e sospetti. Il tipo di risata, per capirsi, che ha ammaliato, negli ultimi anni, diversi milioni di italiani.
Ma questa volta è diverso. O, almeno, dovrebbe essere diverso.
Perché quella risata è fatta in faccia a tutti noi (ammaliati o no dalle sue risate di sempre)  che quelle cose "rivelate"  sappiamo da tempo. Perché provate da documenti e testimonianze e perché fanno parte del vissuto degli ultimi anni della vita pubblica del nostro paese.
Per questo alla risata di Berlusconi si può rispondere solo con un'altra risata.
Una risata forzata e nervosa, come quelle che escono dal petto alla fine di un modesto spettacolo comico, quando il sipario si sta per chiudere e nessuno si è veramente divertito.

Non c'e piu' tempo per morire

E' possibile oggi un governo di armistizio? E' possibile, come chiede Pierferdinando Casini, che Berlusconi e i suoi cambino?
Le risposte sono due no secchi. L' alleanza Berlusconi-Lega ha avuto sedici anni per mettersi alla prova e per dimostrare quello che puo' fare per il paese. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un'Italia sfibrata, un sistema istituzionale alla corda, i rapporti politici deteriorati, l'etica stessa della politica a livelli che e' difficile immaginare piu' bassi.
Come disse Gianpiero Galeazzi durante una famosa telecronaca olimpica "Non c'e piu' tempo per morire". Una frase che non vuole dir nulla ma che trasmette molto bene l'ansia di un'urgenza piu' urgente di tutte.
Bisogna voltare pagina. Altro che armistizi alla ricerca di non si sa bene cosa.

Gli occhi su Napolitano

napolitano

Ieri mattina, a Montecitorio, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha assistito alla presentazione di una importante ricerca di Italiadecide. Mancavano pochi minuti alla formalizzazione della crisi, all'annuncio ufficiale che gli uomini di Fini lasciavano il governo. Al microfono si sono alternati lo stesso Gianfranco Fini, Gianni Letta, Giuliano Amato, Luciano Violante.  A me è sembrato che i loro occhi andassero sempre a cercare quel distinto signore seduto in prima fila. Come se tutto quello che stavano dicendo (sulla ricerca sì, ma anche sulla tensione di quelle ore) dovesse alla fine essere vagliato e studiato da Giorgio Napolitano. Una visione plastica dello scenario politico che si stava delineando.

Perché adesso più che mai è il presidente della Repubblica ad avere in mano le carte. Lo ribadisce questa mattina con chiarezza e decisione, Gustavo Zagrebelsky, in un articolo intitolato "La Costituzione privatizzata" spiegando che la Carta, soprattutto in una fase così delicata della storia italiana, va più che mai rispettata e seguita per difendere l'"integrità e la funzionalità" del sistema.

Oggi è questa la prima preoccupazione. Che non ci siano deviazioni, nemmeno millimetriche, dal corretto percorso tracciato dalla Costituzione per risolvere le crisi di governo. Per questo tutti, ieri mattina guardavano al presidente. E lui la Costituzione, lo sappiamo, la conosce bene.

Se si sogna una cosa normale

Allora, chi deve aiutare il Veneto? Devono fare per conto loro? Deve intervenire solo Roma? Le tasse devono restare sul territorio?
E federalismo cosa vuol dire? Che adesso i veneti non hanno il diritto di chiedere aiuto? E di arrabbiarsi con il governo nazionale se l'aiuto non è sufficiente?
E gli altri italiani? Devono sostenere, o anche solo pensare, "Avete voluto il federalismo e la Lega? volete separarvi? allora arrangiatevi".
In queste ore, mentre un pezzo d'Italia è sott'acqua, polemiche e discussioni come queste fanno venire i brividi. Sono, in qualche modo, il frutto di un degrado, un profondo degrado della lotta politica. E della perdita di un condiviso senso dello Stato.
In casi come questi, in un paese sano, dovrebbero accadere delle cose normali.
La regione colpita mette in campo tutte le risorse possibili, umane e finanziarie. Il governo nazionale stanzia immediati soccorsi e apre un tavolo con la Regione per fare meglio e di più. Da tutto il paese arriva solidarietà materiale e morale.

Ecco, quando si cominciano a sognare le cose normali vuol dire che c'è qualcosa che non va.

Da leggere

I commenti sul sito del Mattino di Padova
La polemica
L'intervento di Zaia

L'acqua calda

Un assiduo frequentatore di questo e di altri blog, Polifemo, ha scritto che ho "scoperto l'acqua calda" sostenendo che  Berlusconi non può più fare il presidente del Consiglio.

Ha ragione, perfettamente ragione. Non c'è nulla di nuovo nel dire queste cose. Suonano ripetitive, noiose. Come si scoprisse, appunto, che il fuoco riscalda l'acqua.

Però penso sia dovere di ciascuno, nel proprio piccolo, continuare a ripeterle finché non accadrà quel che è giusto accada.

Io una rassegna stampa come questa non vorrei più vederla. Non penso di meritarla. Né io, né i miei concittadini. Nemmeno quelli che hanno sempre votato Berlusconi pensando che potesse risolvere i problemi del paese.

Non si deve fare

Il sesso non c'entra più nulla. E non c'entrano nemmeno le serate che Silvio Berlusconi ama organizzare per distendersi.

C'è una telefonata in cui il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana mente al capo di gabinetto della questura di Milano. E gli chiede di affidare una presunta ladra a persona di sua fiducia. Forse si chiama abuso di potere o, forse, è soltanto una cosa che non si deve fare.

Ecco, se questa è una cosa che non si deve fare chi la fa non può guidare un paese democratico. Anche se lo hanno votato in milioni.

Se così non fosse meglio andarsene altrove

Ancora sesso e minorenni? Ma basta!

"Ancora sesso? Ancora minorenni? Ma basta!".

Ieri sera un mio amico che non ha mai votato Silvio Berlusconi ha commentato così le notizie, tutte da verificare, sulla storia della minorenne marocchina chiamata Ruby.

Ne è nata una discusssione molto accesa. Il mio amico ha sostenuto con argomentazioni forti e colorite che di quello che fa Berlusconi a letto non gliene importa niente. Altri due hanno ribattutto che non può essere così, che chi fa il presidente del Consiglio deve essere al di fuori e al di sopra di ogni possibile ricatto e condizionamento. Un quarto, berlusconiano da sempre, ha ripetuto la stessa frase che sappiamo a memoria: "Se gli italiani lo hanno votato vuol dire che gli va bene così, avete voglia a strepitare...".  L'unica donna presente per un po' ha ascoltato in silenzio e poi se ne è uscita con un semplice ma efficace: "Queste, comunque, sono cose che non si fanno e se quello le ha fatte deve essere cacciato".

Io ho detto la mia a metà della discussione. "Certo, se è andato con una minorenne sarebbe da galera... ma siamo sicuri che sia questa la strada giusta per mandarlo a casa?". Non ho avuto risposte e quando ci siamo salutati ciascuno era rimasto della propria idea.

Che tristezza

miss

Polemiche a Milano alla scuola San Carlo. C'è una maestra che è stata Miss Abruzzo e ha girato qualche filmino sexy, una mamma che, sdegnata, ritira la figlia dalla scuola, una decina di papà che fondano un fan club della maestra-miss, la scuola che rinnova la fiducia all'insegnante scelta dopo una lunga prova.

Perché parlarne? Solo per dirsi quanto possono diventare piccoli gli esseri umani. Quella mamma non ha ritirato la figlia  perché la maestra aveva fatto, a scuola, qualcosa che non andava. Ma per il suo passato. Che tristezza.

Nella foto: Ileana Tacconelli, la maestra della scuola San Carlo quando venne eletta Miss Abruzzo

E se avessimo due voti per ciascuno?

Va letto con attenzione l'editoriale di Angelo Panebianco sulla riforma elettorale pubblicato dal Corriere della Sera il 12 ottobre. Vi si descrive con chiarezza e semplicità la proposta di riforma del sistema elettorale che si sta facendo strada tra studiosi e politici di diversa estrazione (che hanno tra l'altro dato vita alla Lega per l'Uninominale).

Scrive Panebianco: "La soluzione possibile è la seguente: sistema maggioritario con collegi uninominali e a turno unico (come in Gran Bretagna) ma, e sta qui la novità, con la facoltà per l'elettore di dare non uno ma due voti (una prima e una seconda scelta). Vince il seggio il candidato che ottiene più voti sommando prime e seconde scelte. E' una variante del sistema australiano ed è stato utilizzato recentemente nella sfida elettorale interna al Partito laburista britannico fra i fratelli Ed e David Miliband. L'effetto 'sistemico' sarebbe quello di ridurre la frammentazione politica: in ciascun collegio avrebbero reali chance di vittoria non più di tre o quattro candidati. Soprattutto, è una proposta che garantisce il velo di ignoranza e, pertanto, può superare i veti incrociati.

A destra il sistema delle due scelte a turno unico consentirebbe al Popolo della Libertà e alla Lega di perseverare nella loro 'alleanza competitiva' al Nord lasciando impregiudicato il risultato....

A sinistra, il Partito democratico giocherebbe sulle prime scelte degli elettori soprattutto nelle sue tradizionali aree di insediamento ma potrebbe anche risultare pù competitivo di oggi in altre aree se riuscisse a intercettare un numero alto di seconde scelte...

Il sistema, che punisce le formazioni piccole, costringerebbe, inoltre, Di Pietro, Vendola e altri, a creare una aggregazione a sinistra del Pd con lo scopo di sommare ai proprio voti le seconde scelte degli elettori di quel partito...".

Sono effetti, questi previsti da Panebianco, che  sembrano decisamente positivi  e sufficienti, da soli, a far prendere seriamente in considerazione una proposta di questo tipo.

Ma ce n'è un altro che potrebbe essere ancora più decisivo.

Scrive ancora Panebianco: "Favorirebbe, nel confronto tra avversari, una maggiore moderazione di linguaggio e toni".

Lutto per le cinesi?

sottopasso

Lutto cittadino per le tre cinesi morte nel sottopassaggio allagato di Prato? (Le due foto sono di Repubblica.it). Il sindaco dice no. Io, al suo posto, direi di si. Non tanto perché bisogna, in un caso del genere, proclamare per forza il lutto della città. Ma perché forse quel sottopasso andava chiuso (e quindi l'amministrazione avrebbe le sue responsabilità). Oppure, più semplicemente, perché una comunità chiede un segno di partecipazione al proprio dolore. E spesso la buona convivenza si basa anche su piccoli gesti, che non costano nulla ma che trasmettono un sano e forte senso di solidarietà

Indignazione

Pensavo di non riuscire più a indignarmi leggendo di certi discorsi. Invece mi indigno ancora e questo penso sia un bene. Mi riferisco alle parole del parlamentare-avvocato del presidente del Consiglio Niccolò Ghedini. Alla festa del suo partito ha spiegato qual è la riforma della giustizia che gli sta veramente a cuore, quella che porti a un "Berlusconi senza processi". E lo ha sostenuto non a una tavolata di amici con davanti un bel fiasco di vino, ma su un palco e davanti all'attuale ministro della Giustizia che non solo non lo ha fatto arrestare, ma non lo ha contraddetto, anzi è andato lungo la sua stessa strada, pronto come è a realizzare la riforma dettata dall'avvocato del suo presidente del consiglio.

Il problema è che non so chi sappia tramutare l'indignazione mia e di milioni di italiani in forza di governo, per mandare a casa, ma davvero e per sempre, certa gente.

Pelle d'oca

La seconda guerra mondiale non c'entra nulla con quello che sta accadendo ai rom in Francia e la commissaria lussemburghese si è decisamente spinta oltre. Ma quando si sente parlare di un'azione che riguarda un'etnia in quanto tale viene la pelle d'oca. E forse è stata proprio la pelle d'oca a portare la lussemburghese fuori dal seminato.

Io, comunque, vorrei lasciare che la mia pelle continui a reagire così, a raggrinzirsi quando vede che si cerca di risolvere i problemi puntando il dito contro gruppi di persone accomunati da un'etnia, un costume sessuale, un colore di pelle.

E questo senza pensare alla seconda guerra mondiale, ma al futuro dei nostri figli per i quali l'equazione rom=ladri dovrebbe far parte di un mondo che non c'è più. Se poi tra i rom i ladri sono molti, è un problema di polizia.

Riforma elettorale, una precondizione

Aderisco all'appello di Libertà e Giustizia per la riforma della legge elettorale. Personalmente ho sempre avuto una particolare simpatia per il sistema del collegio uninominale a doppio turno. Selezionando collegio per collegio il personale politico e stimolando l'aggregazione delle diverse formazioni dovrebbe portare a un bipolarismo sufficientemente pulito ed efficiente. Ma oggi non ci sono i presupposti per una riforma così radicale e forse è un sistema che in Italia non è praticabile. Ben venga quindi, come dicono a Libertà e Giustizia, anche il semplice ritorno al mattarellum. L'importante sarebbe fare capire a tutti che una legge elettorale che restituisce agli elettori il potere di scelta dei parlamentari non è una cosa da esperti e da politicanti. E' la precondizione perché la nostra Repubblica riprenda a funzionare come si conviene in un moderno stato democratico.

La palla di Bersani

"Le elezioni sono vicine,  ormai non c'è altra strada". "Difficile evitare il voto". "La legislatura è finita".

Questo ci si dice oggi sui giornali, per telefono, per email, per sms.

Non so se si andrà davvero a votare. E fino a oggi nessuno può dirlo con certezza.

So però che per il Partito democratico, per la sinistra in generale e, ancora più in generale, per chi pensa che è ora di lasciarsi alle spalle Berlusconi e i suoi governi, sta suonando una sorta di campana dell'ultimo giro.

Ci siano o non ci siano elezioni bisogna cercare subito una strada, tracciarla, spiegarla e farla capire con chiarezza, trasmettere fiducia, promettere (e poi mantenere) la coerenza necessaria per portare il paese fuori da questo guado che non finsice mai. E non c'è tempo per primarie o stati generali. C'è da agire subito e la palla l'ha in mano il segretario del maggior partito di questo vasto schieramento.

Onorevole Bersani la giochi subito questa palla, con decisione, tracciando una rotta precisa e credibile. Oggi, non domani, né dopodomani.

Mi spiace, l'ho uccisa per sbaglio

Un tecnico dell'ospedale di Padova avrebbe detto proprio così per spiegare la morte di una paziente: "Mi spiace, non ho attaccato l'ossigeno, è stato uno sbaglio". Come dire: non ho colpa più di tanto, è stato solo un attimo di distrazione, scusatemi.

Se vera è una frase che lascia di sasso  per almeno due motivi.

Per il suo alto contenuto eticamente negativo sul quale mi sembra inutile soffermarsi più di tanto (è una buona miscela di autoassoluzione, senso dell'ineluttabile, menefreghismo...).

E per la drammatica constatazione di come la vita di un persona, anche in strutture avanzate come quella di Padova, possa dipendere da un'operazione di routine affidata a una sola persona.

Forse in un paese moderno non solo non dovrebbero accadere cose del genere, ma non si dovrebbero nemmeno ascoltare frasi che trasmettono un così profondo senso di smarrimento.