Alcune riflessioni a caldo, a risultati elettorali non ancora definitivi, ma sufficientemente chiari.
- Un partito democratico al 22-24 per cento, al netto di tutti i ragionamenti possibili, sta lì a dire che la politica muscolare di Matteo Renzi, o con me o con me, non ha pagato. Decidere e andare avanti comunque, in politica, ha un suo valore. Ma decidere e andare avanti comunque, a prescindere dagli effetti che questo ha sul consenso, può essere pericoloso. L'arte di allargare la propria influenza passa anche attraverso la faticosa e umile ricerca di punti di mediazione condivisibili. E farlo senza ritardare l'azione di governo è, appunto, un'arte raffinata.
- I buoni risultati di Cinque stelle e Lega dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, la complessità degli stati d'animo che attraversano il paese. E come tutto questo sia in contrasto con la riforma elettorale che sta per diventare legge e che consegnerebbe tutto il potere a un unico partito. Partendo dai risultati del 31 maggio, questo partito potrebbe essere un Pd che, con il suo 22-24 per cento di partenza, vincesse al ballottaggio con i Cinque stelle.
- Ma è il crollo dell'affluenza alle urne (è andato a votare un italiano su due) il dato che più dovrebbe preoccupare. Ma preoccupare davvero. Vediamo se nei prossimi giorni si parlerà più di questo o di "spaccature", "divisioni", "rese di conti"...