La mia amica Simona Zinanni, che insegna alle elementari di Cuvio (Varese), mi ha raccontato che qualche giorno fa dei bambini hanno chiesto perché il 25 aprile è festa e si sta a casa. Simona, allora, ha preso l'iniziativa e ha chiesto di poter mettere insieme le due quinte della scuola. "La seconda guerra mondiale", mi ha spiegato, "non rientra nel programma delle elementari, così ho dovuto fare una breve premessa per inquadrare il periodo". Poi ha proiettato sullo schermo il girotondo dei bambini di Sant'Anna di Stazzema (nella foto in alto) e ha letto la storia di uno di quei bambini, la storia di Enio Mancini (nella foto), sopravvissuto alla strage del 12 agosto 1944 grazie a un giovanissimo soldato tedesco dagli occhi azzurri che non uccise, sparò in aria e fece scappare le donne e i bambini che gli erano stati affidati. "L'ho scelta", mi ha spiegato la mia amica, "perché mi sembrava particolarmente adatta ai bambini perché non si limita a raccontare la tragedia ma lascia anche un segno positivo sulla speranza di trovare umanità e pietà anche nei nostri nemici".
L'effetto è stato immediato. "Dopo poche righe la classe era come ipnotizzata. Alla fine della lettura è partito un applauso commosso. Credo che questi alunni abbiano capito perché il 25 aprile è una festa e non lo dimenticheranno tanto facilmente!".
Ecco. Facciamo tutti così, facciamo come Simona. Scegliamo una storia, un evento particolare, una persona, un gesto... E raccontiamolo. Ai bambini che abbiamo intorno, ai giovani, a chiunque pensiamo possa essere utile.
Utile a dare sempre più sostanza a una festa che rischia di perderla e che sta anche diventando una triste occasione in cui si si divide e ci si conta. Utile a creare una memoria della nostra comunità che sia forte e condivisa. Utile a guardare in avanti sapendo bene il sangue e il dolore che sono serviti per arrivare fin qui.