È in libreria la riedizione di Ufficialmente dispersi, il mio romanzo che uscì per Marsilio parecchi anni fa. Questa edizione, la terza, ha la preziosa prefazione di Eraldo Affinati, lo scrittore che ha curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, Storie dall’Altipiano. Non lo ringrazierò mai abbastanza per queste sue pagine.
Sono molto affezionato a Ufficialmente dispersi e Piemme lo ha voluto ripubblicare perché racconta di quando eravamo noi italiani gli occupanti dell’Ucraina (e della Russia). E’ l’inizio del 1943. L’armata italiana, che aveva il suo comando nel Donbass, a Stalino, l’attuale Donetsk, è in rotta. Divisioni e reggimenti si ritirano nella steppa gelata inseguiti dai carri armati russi. In decine di migliaia non tornano a casa: uccisi, morti di freddo, morti in prigionia. Il protagonista di Ufficialmente dispersi, un sottotenente, torna a casa, ma da solo, senza nemmeno uno degli uomini del suo plotone che muoiono senza che lui li veda morire, scompaiono nel nulla. La sua vita è un silenzioso inferno, la sintesi di quello che può lasciare la guerra a chi gli sopravvive. “Qualcuno”, lascia scritto il sottotenente, “a un certo punto, udrà le nostre urla”.
Grazie a Piemme e in particolare a Francesca Lang per aver voluto pubblicare questa storia. E grazie al mio amico Stefano Tettamanti.