Il febbraio del 1943 fu l’inizio della lunga marcia delle forze armate sovietiche verso Berlino: la battaglia di Stalingrado si era conclusa il 2 febbraio e alla fine di gennaio, il 26, a Nikolaevka, gli alpini della Tridentina avevano guidato una lunga colonna di soldati in rotta fuori dall’accerchiamento.
Allora i carri armati di Mosca stavano difendendo il suolo patrio dall’invasione, violenta e spietata, voluta da Hitler e alla quale si era poi accodato Mussolini: la parte occidentale del paese era devastata, i morti si contavano a milioni.
Adesso non ci sono stati i nazisti alle porte di Leningrado e di Mosca, a Stalingrado, non c’è un dittatore da eliminare, non ci sono milioni di morti da vendicare.
Per questo le notizie di questa mattina sembrano quasi fuori dalla storia, un copione di violenza e sopruso a ruoli invertiti. Putin non sta liberando il proprio paese dall’invasore, sta invadendo un paese indipendente. Insomma, prima Napoleone e Hitler, adesso Putin.