Erich Priebke (nella foto) compie 100 anni perché è nato a Hennigsdorf il 29 luglio 1013. Il boia delle Ardeatine è l’unico nazista condannato all’ergastolo da un tribunale italiano che è agli arresti. Ce ne sono altri 31 come lui, ergastolani per aver ucciso e massacrato donne, uomini e bambini indifesi. Ma liberi nel loro paese, la Germania. Li ha contati il procuratore militare Marco De Paolis, il magistrato che ha istruito i più importanti processi per strage, durante
questa intervista.
Trentuno “vecchi criminali”, come li chiama De Paolis, per i quali non è concessa l’estradizione e a cui nessuno, a cominciare dal governo italiano che probabilmente la chiede senza la necessaria energia, riesce a far scontare la condanna in patria.
E’ facile chiedersi se ha ancora senso perseguire, 70 anni dopo i delitti, criminali così vecchi. Ma se capita, come è capitato a me per preparare un libro, andare per i paesi devastati dai nazisti, parlare con i sopravvissuti, vedere il dolore nei loro occhi, qualunque dubbio si cancella. Crimini contro l’umanità come quelli commessi da tanti nazisti non sbiadiscono con il tempo. Anzi, come dice De Paolis, lo scorrere degli anni dilata l’ingiustizia.
E poi, come giustamente dice il procuratore, “non è vero che vecchietti come Priebke non fanno male a nessuno. Fanno male perché non si pentono e non chiedono neppure scusa alle vittime e ai loro familiari. Questi vecchi criminali dovrebbero dire chiaramente che quello che hanno fatto è profondamente sbagliato”.
Parole da sottoscrivere una per una.
Si dia dunque da fare il governo italiano, metta in agenda un’azione decisa perché i 31 “vecchi criminali” condannati all’ergastolo scontino la loro pena.
E ne dia conto, prima di tutti, a chi per quei crimini soffre da 70 anni.