Tre punti tre

Una delle ultime ipotesi di accordo su una nuova legge elettorale, quella che dovrebbe uccidere l’odiato porcellum, parla di un proporzionale, con preferenze e sbarramento, alla tedesca. Al di là dei complessi tecnicismi si intuisce abbastanza facilmente che una soluzione del genere ci riporterebbe indietro nel tempo.

Alle elezioni che non vinceva nessuno, ai governi di coalizione varati dopo estenuanti trattative in cui la facevano da padrone le segreterie di partito.

Non è questo che vogliamo.

Il grido “noporcellum” che da mesi attraversa la rete, anima scioperi della fame di parlamentari, non ha come obiettivo il ritorno al come eravamo sepolto dalla storia.

Il grido “noporcellum” va di pari passo con un inequivocabile “nopareggio”. Cioè con il bisogno assoluto che il parlamento vari una legge elettorale che abbia tre semplici caratteristiche:

1. Garantisca governabilità e stabilità. Dalle elezioni deve uscire un vincitore netto, che governi. Come quando si elegge un sindaco, per capirsi.

2. Restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti.

3. Favorisca l’aggregazione delle forze politiche garantendo allo stesso tempo rappresentanza parlamentare a chi è particolarmente rappresentativo in determinate realtà territoriali.

Mi sembrano principi  ampiamente condivisibili. E per perseguirli ci sono molteplici sistemi e sottosistemi elettorali.

Eppure i partiti (non proprio tutti e chi più chi meno) girano intorno, fanno accordi sottobanco, elaborano complessi meccanismi (quello del proporzionale con sbarramento è uno di questi) che hanno come obiettivo finale non scontentare nessuno e ridare forza ai partiti stessi.

E’ questo che non va bene. Ed è per questo che ciascuno di noi, per come può, dovrebbe far di tutto perché non si arrivi a un epilogo del genere.

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