La corruzione in Italia non è diminuita, mai. E’ sempre lì a dettare i ritmi dell’agire pubblico e privato. Lo denuncia il presidente della Corte dei Conti in una intervista a Liana Milella di Repubblica.
Dice Luigi Giampaolino: “L’impressione è che sia rimasta stabile, soprattutto perché non si avverte un reale, profondo, sostanziale rivolgimento morale; l’onestà, in ogni rapporto anche privato; la valenza del merito; l’etica pubblica; il rispetto del denaro pubblico e di tutte le risorse pubbliche, che sono i beni coattivamente sottratti ai privati e dei quali si deve dar conto”.
Insomma, dice il capo della magistratura contabile, non è tanto questione di leggi quanto di comportamenti, di morale, di etica.
All’inizio degli anni Novanta, ai tempi di Mani pulite, molti italiani, forse i più ingenui, pensarono davvero che una stagione era finita e che un’altra stava per cominciare.
E invece eccoci qua, corrotti come prima. Perché? Di chi è la colpa?
Nostra, solo nostra, di ciascuno di noi. Da chi da o prende una piccola mancia per un atto dovuto a chi tratta tangenti per milioni di euro.
Inutile dare la colpa al berlusconismo (che ne ha), alla lentezza della burocrazia (che esiste), ai politici famelici (che lo sono).
Siamo noi, singoli cittadini, i colpevoli. Perché non siamo capaci di quel “rivolgimento morale” di cui parla il presidente Giampaolino.
Ecco quindi un primo buon proposito per il 2012. Spazziamo via qualunque atteggiamento corruttivo dalla vita nostra e di chi sta intorno a noi. Anche se sono minuscoli e insignificanti. Ne siamo capaci?