Sto seguendo con un distacco che non mi è familiare le vicende legate al congresso, e alle primarie, del Partito democratico.
Mi sorprendo a scivolar via davanti ai titoli dei giornali, ai tweet, alle dichiarazioni. Quasi non volessi vedere e sentire.
Perché l’immagine che in questi giorni il Pd sta dando di se stesso è davvero sconsolante. Quando la gente normale sente parlare di iscrizioni pompate o di corsa alle tessere si allontana, prova fastidio, mette tutta la politica e chi la fa in un unico grande fascio.
E pensare che questa sarebbe la stagione più propizia perché il Pd punti a ottenere, l’8 dicembre, una partecipazione alle primarie come mai prima. Per prepararsi a fare quella cosa che pare proprio non gli riesca: vincere una sfida elettorale con nettezza e serenamente.
Invece le previsioni già dicono che le primarie che eleggeranno il nuovo segretario del Pd avranno la partecipazione più bassa di sempre. E un vincitore, Matteo Renzi, non poco logorato da questi mesi di lotte interne.