Qualche giorno fa ero a Boston. Davanti alla grande e bella Public Library un gruppo di persone, soprattutto ragazzi, scandivano slogan contro la condanna a morte di Troy Davis. Fa una certa impressione, a un italiano come me che la pena di morte non l’ha mai vista da vicino, trovarsi tra chi cerca di cancellarla. Ti scuote. Ti porta fuori dai confini del tuo paese come solo un’esperienza, anche minuscola come questa, sa fare.
Forse è per questo che oggi mi sono fermato per un minuto e ho firmato l’ultimo appello aperto da Amnesty contro la pena di morte. Piccolissimo gesto poco più che simbolico. Ma dopo averlo compiuto mi è sembrato di aver affrontato le cronache quotidiane della nostra Italia con uno spirito diverso.
Ma forse è stata solo un’impressione.
Per seguire il dibattito: