Un libro in regalo a sei lettori che hanno scritto le sei lettere più belle al giornale, alla Gazzetta di Mantova. Li ha consegnati il direttore Paolo Boldrini la mattina di sabato 7 dicembre nella sala convegni del giornale. La consegna dei premi è avvenuta dopo la presentazione di Io ho visto. Boldrini per la prima edizione dell’iniziativa, che apre le celebrazioni per il 350° anniversario della nascita del giornale, ha chiesto a Pier Vittorio Buffa di presentarlo e donarne poi una copia a Enrica Traldi, una delle vincitrici. “Perché anche lei ha combattuto e sta combattendo la sua guerra, la guerra contro la malattia”, ha detto Boldrini stringendole la mano.
Ecco il testo integrale della lettera e Enrica pubblicata dalla Gazzetta.
“Sono una malata oncologica, parola difficile da pronunciare, sono una delle tante piaghe di questa società! Operata due anni fa, mi sono sottoposta a un ciclo di chemioterapia per quattro mesi, vivendo questa situazione con coraggio e determinazione. Sono ritornata al lavoro ma “lui” ha pensato bene di ritornare in me. Come buon anno 2013, ho ricominciato la via crucis, sottoponendomi a mille esami, tac, ecografie, ago-aspirato, ecc. Tutto questo per quattro mesi, con ricovero ospedaliero. Ora dopo vari consulti medici, ho iniziato un ciclo di terapie salva-vita al centro oncologico, terapie che debilitano sia a livello fisico che psicologico. Lavoro in una struttura geriatrica come operatore, seguendo degli ammalati, devo essere vigile, attenta, psicologicamente stabile e fisicamente in forze, ma come posso esserlo se ho bisogno di cure? Ho superato i mesi di malattia e mi hanno decurtato lo stipendio, perché solo il giorno della terapia viene considerato, il giorno dopo per chi emana queste leggi sono in perfetta forma, come se fossi andata in una beauty farm … Ma hanno provato come ci si sente dopo? Chiedo: 1) devo sospendere le terapie per lo stipendio, unico sostentamento e rimettermi nelle mani di Dio; 2) continuo le terapie e inizio a fare la colletta; 3) vado in Svizzera per la dolce morte così non sono più di peso per me e per la società (mi mancano solo i soldi). Parlo per me e per altre persone che stanno vivendo la stessa situazione. Parlano di associazioni che aiutano, ma in questa mia esperienza, che avrei fatto a meno di vivere e che continuo a vivere, ci sono muri e tanta burocrazia e disperazione. Chiedo solo cosa si deve fare in questa situazione amena? Non chiedo elemosina, ma solo giustizia per persone che soffrono, che dovrebbero vivere la situazione senza stress. Chi entra in questo tunnel nero, non sa né come né quando rivedrà la luce”
Enrica Traldi, Mantova