Un piccolo, ma gravissimo episodio che prima dell'insediamento del governo Salvini-Di Maio-Conte (l'ordine non è casuale) forse non si sarebbe verificato.
Siamo a Ivrea. Parla Matteo Salvini, neo ministro dell'Interno, vice primo ministro e vero leader del governo presieduto da Giuseppe Conte. E' una manifestazione elettorale. A un certo punto appare uno striscione: "Prima gli italiani... Ma Giulio?". E' uno striscione che chiede la verità sull'omicidio, al Cairo, di Giulio Regeni. Un omicidio che il neo ministro aveva liquidato così: "Comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto”. Come dire: il "problema Regeni" è una questione della famiglia, l'Italia ha altro a cui pensare.
Quello striscione giallo voleva solo attirare l'attenzione sull'irrisolto caso del ricercatore assassinato e criticare la linea assunta dal governo. Era una normale manifestazione del pensiero, un pacifico esercizio delle libertà sancite dalla Costituzione.
Ebbene, gli attivisti che lo hanno dispiegato sono stati fermati e identificati dai poliziotti presenti.
Sembra una cosa da niente.
Invece è un grave atto di intimidazione verso chi esprime una libera opinione e richiama il governo ai propri doveri. Una cosa che in uno Stato sinceramente e profondamente democratico non dovrebbe proprio accadere, mai. Prendiamone nota e non dimentichiamo.