Saranno mesi duri, in cui il tripolarismo al quale ci stavamo abituando sembra destinato a sgretolarsi per ricomporsi in un bipolarismo dai contorni ancora indefiniti. Lo impone la legge elettorale (anche e soprattutto se venisse cambiata in senso ulteriormente maggioritario) per cercare di arrivare a una maggioranza capace di governare da sola. Lo dice la posta politica in gioco, così alta da far diventare le prossime elezioni una sorta di referendum sul nostro rapporto con l'Europa e sulla nostra permanenza nell'euro.
Cinquestelle e Lega si presenteranno insieme? Forse. Il centro destra resterà compatto? Forse. E il Partito democratico?
Il Pd ha una sola strada, di cui si comincia a parlare ma che, per il momento, sembra più che altro un'utopia. Mettere da parte le tristi beghe interne e fare uno scatto in avanti. Di qualità e di contenuti. Di forza e chiarezza politica. Il Pd dovrebbe probabilmente mettere da parte se stesso per diventare il volano di una più ampia forza di centro sinistra che creda nel futuro dell'Europa, nell'euro, nell'equità fiscale...
Se fossimo in un bar, in questi casi, si potrebbe dire: "le chiacchiere stanno a zero". Che, tradotto, vuol dire non c'è più tempo per parole e distinguo, personalismi e vendette. Chi oggi "sta con Mattarella", chi ha letto preoccupato il contratto Lega-M5S, chi ha visto nella "tassa piatta" la più iniqua delle riforme fiscali, chi è convinto che l'uscita dall'euro metterebbe in ginocchio il nostro paese e i suoi abitanti dovrebbe avere un'unica forza politica di riferimento. Con un leader credibile ed efficace, un programma semplice e chiaro, una comunicazione aggressiva e convincente.
Ecco perché "le chiacchiere stanno a zero". Per far diventare questa utopia una realtà bisognerebbe discutere poco e agire molto, da subito.