Franco è stato per me molto di più di un amico e di un collega.
L’Espresso mi ha chiesto di ricordarlo e io l’ho ricordato così, con un articolo scritto sull’Iphone davanti alla camera ardente, poche ore dopo che se ne era andato. L’ho lasciato così come l’ho scritto in quei minuti
Franco Giustolisi se n’è andato come avrebbe voluto. Combattendo fino all’ultimo per quello in cui ha creduto per una vita. Nella stanza dove lo hanno curato c’erano libri, fogli con appunti, un dizionario e l’inseparabile “Settimana enigmistica”.
Con me, che con lui ho iniziato a lavorare più di trent’anni fa e ho scritto due libri, le sue ultime parole, che sapeva essere di commiato, erano rivolte al futuro. “Pier Vittorio, prendi in mano tu…” Si riferiva a un’iniziativa per parlare della cosa a cui ha dedicato vent’anni di passione professionale, politica e civile…