Le navi che salvano decine di migranti sfuggiti alle guerre e ai campi di tortura devono essere lasciate o no fuori dalle acque territoriali?
I Cinque Stelle “vestiti di verde” hanno sempre risposto di si, che è giusto bloccare quelle navi in acque internazionali. E per rendere più forte questo divieto hanno votato il decreto sicurezza bis che che stabilisce sanzioni pesantissime per chi viola le disposizioni del governo italiano. Due loro ministri, Elisabetta Trenta (Difesa) e Danilo Toninelli (Infrastrutture e Trasporti), hanno firmato insieme a Matteo Salvini (Interno) l’ordine che tiene in mezzo al mare ancora oggi, 30 agosto, la nave Mare Jonio. Del resto tutto è conseguente. Il capo politico dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, definì le navi delle Ong che pattugliano il Mediterraneo salvando centinaia e centinaia di vite, dei taxi del mare. Come a dire che sono d’accordo con gli scafisti, che sono loro complici, che finiscono il loro sporco “lavoro” scaricando sulle nostre coste i loro carichi.
Cosa faranno adesso i Cinque Stelle “vestiti di rosso”? Si rimangeranno quello che hanno fin qui sostenuto? Fino a che punto? E con quale credibilità? Da dopodomani, se dovesse formarsi il Conte bis, non firmeranno più ordini così “disumani”?
Il Partito democratico dovrebbe pretendere come condizione necessaria (non certo sufficiente) per stare al governo insieme che i Cinque Stelle garantissero, senza condizioni, che mai più verranno firmati ordini che tengono fuori dai nostri confini e in mezzo al mare in tempesta uomini, donne e bambini deboli e indifesi.
E’ solo da questa pre-condizione che si può partire per discutere di come affrontare la questione immigrazione, di come creare una reale collaborazione europea, di come evitare che biechi ricatti politici lasciano a morire in mezzo al mare centinaia di disperati.