La campanella è mia

In questi attimi del passaggio del campanello da Enrico Letta a Matteo Renzi c’è la sintesi plastica di quello che sta avvenendo.

Nessun rispetto reciproco. Nessuna atmosfera da terzo tempo in cui ci si onora reciprocamente, vincente e perdente. Nessun gesto, nemmeno formale, di reale passaggio di consegne.

E’ l’esito di un ko violento, con lo sconfitto a terra che sanguina e il vincente che esulta senza nemmeno degnare di uno sguardo l’avversario dolorante.

Un voler dire, da parte di Letta: “Siete arrivati qui giocando sporco”.

Un voler dire, da parte di Renzi: “Fatevi da parte, non contate più nulla, ci siamo noi”.

E’ uno strappo, non una successione.

Uno strappo violento tra il prima e il dopo.

Adesso, da questa violenza, il “dopo”, cioè il governo di Matteo Renzi con Angelino Alfano agli Interni, dovrà ricavare la vera forza per fare quello che ha detto. E io spero davvero, ma proprio davvero, che ci riesca.

Altrimenti questi giorni resteranno nella storia solo come un’inutile e un po’ bullesca esibizione di forza.  E di questo il nostro paese non ha proprio bisogno.

 

Per poter fare un paragone ecco come avvenne, meno di un anno fa, il passaggio di consegne tra Mario Monti ed Enrico Letta. 

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