Indossare una divisa

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Ancora una morte non chiara. Una morte avvenuta quando una persona in difficoltà è, di fatto, sotto il controllo fisico delle forze dell’ordine. E ancora una sola persona, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, capace di alzare la voce, di farne parlare i giornali, di impedire che tutto finisca per essere dimenticato. Come aveva fatto, recentemente, per il caso di Giuseppe Uva.

Riccardo Magherini è morto la notte tra il 2 e il 3 marzo e qui Il Fatto ricostruisce dettagliatamente quello che si sa degli ultimi atti di vita dell’ex calciatore. Maria Elena Vincenzi su Repubblica ha dato conto di una mail inviata dal pubblico ministero Luigi Bocciolini all’avvocato della famiglia Magherini: «Sotto il profilo del segreto investigativo, Le rappresento la situazione: vi è in fondato (qui un errore di battitura, tutto fa pensare che il pm volesse dire «il » o «un ») motivo di ritenere che almeno uno dei militari intervenuti abbia colpito il ragazzo con dei calci al fianco mentre era a terra ammanettato».

Un paese non può definirsi civile se un cittadino non è sicuro, in caso di difficoltà, di poter contare su forze di polizia capaci di rispettare fino in fondo la dignità umana e di ripudiare l’uso della violenza fine a se stessa. La giustizia stabilirà quel che è accaduto davvero a Magherini. A ciascuno di noi penso corra l’obbligo di non far scivolare queste vicende nell’oblio. Perché solo parlandone e chiedendo giustizia si può contribuire a emarginare chi ancora pensa che indossare una divisa voglia dire poter calpestare i diritti degli altri.

Nella foto qui sopra il volto dell’ex calciatore dopo la morte.

 

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