Il vento che non mi piace

Il vento che non mi piace è quello che porta in giro per le case e per i palazzi d’Italia concetti di questo tipo:

“Se si intralcia il cammino delle riforme, se se ne ritardano i tempi, se si presentano progetti alternativi a quelli del governo, vuol dire che non si crede nel rinnovamento, che lo si boicotta, che si è conservatori dentro, che si disturba il manovratore che sta lavorando per il bene del paese”.

Nessuno, nell’ampia area della sinistra, fa forse un discorso così diretto ed esplicito. Ma il vento si insinua dappertutto, è potente, i pensieri li fa diventare convincimenti. E quindi è bene non diventarne prigionieri. Proprio per partecipare, come appuntavo qui, a quella che potrebbe diventare una grande Vittoria.

Vorrei dunque dire due parole sulla profonda riforma del parlamento proposta dal governo. In particolare per quello che riguarda il Senato.

Su un punto non mi pare ci possa essere discussione: abolizione della doppia lettura delle leggi, il cosiddetto bicameralismo perfetto.

Su altre questioni mi pare invece si debba discutere, e molto, perché ne va degli equilibri futuri della nostra democrazia. Ne scelgo due.

Composizione delle Camere e numero dei parlamentari. La non elettività diretta dei senatori non mi sembra di per sé un valore, creerebbe un’assemblea a “mezzo servizio”, qualunque esso sia. Più incisivo e con effetti decisamente maggiori sul risparmio sarebbe ridurre drasticamente il numero di deputati e senatori, tipo 400 in tutto o poco più. Lo prevede, ad esempio, la proposta di Vannino Chiti sottoscritta da una ventina di parlamentari del Partito democratico.

Compiti del Senato. Il Senato, non avendo più come funzione principale l’approvazione delle leggi e non votando la fiducia, potrebbe diventare la marcia in più del nuovo parlamento italiano. Importanti competenze, soprattutto per quello che riguarda il raccordo con le autonomie, sono previste nella proposta del governo. Altre, decisive, potrebbero delineare un forte Senato di garanzia con il potere di intervenire su leggi chiave come quelle costituzionali ed elettorali, di avere poteri di inchiesta sugli atti del governo e della pubblica amministrazione. Se la sua elezione rispettasse poi un criterio regionale-proporzionale il Senato potrebbe diventare uno straordinario elemento di equilibrio in un sistema che, per come si sta delineando, darà grandi poteri a chi vincerà le elezioni anche partendo da una maggioranza relativa non eccessivamente ampia.

 

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