Il secondo passo

Adesso non c’è da discutere su destra o sinistra, su Berlusconi santo o diavolo, su Bersani o Renzi.

C’è da discutere, e per arrivare a rapide decisioni, su una cosa molto piu’ seria: prendere per il collo, se siamo ancora in tempo, la crisi economica che rischia di portarci a fondo.

E questo lo si può fare solo con un governo che abbia un ampio consenso nel paese. Le misure da prendere sono sicuramente dure e impopolari e quindi andrebbero condivise con il piu’ ampio schieramento possibile: partiti e associazioni, imprenditori, sindacati, commercianti, artigiani…

Uno schieramento del genere gia’ esiste. Eterogeneo ma preoccupato e determinato. Chiede misure urgenti, responsabilità’, capacita’ di governo, credibilita’.

Ora bisognerebbe prenderne atto e procedere.

Il presidente della Repubblica ha fatto il primo passo, il piu’ lungo che fino a questo momento gli consente la Costituzione.

Il secondo passo potrebbe essere del presidente del Consiglio. Un passo da vero statista che pensa soprattutto alla sorte del proprio paese. Constatato che sono io l’ostacolo alla creazione di un ampio e forte schieramento politico-sociale, potrebbe dire Silvio Berlusconi, mi faccio da parte.

Ma se non lo dovesse fare in un pugno di giorni l’unico, vero, secondo passo potrebbero farlo soltanto i parlamentari del Pdl che, piu’ o meno convinti, stanno abbandonando la loro vecchia nave. Sono loro, messi da parte gli indugi e contatisi, a poter concertare un passaggio parlamentare che sancisca la perdita di fiducia dell’attuale governo. E spianare cosi’ la strada a quello che buona parte degli italiani si augura: un governo forte e credibile capace di portarci fuori dalla crisi e di fare una buona legge elettorale.

Su questo la maggioranza nel paese c’e’. Per formalizzarla va solo fatto il secondo passo.

Exit mobile version