Siamo al martedì successivo alle prossime elezioni, quelle che si svolgeranno con il sistema elettorale sul quale i quattro maggiori partiti sembrano ormai d'accordo. Il cosiddetto "sistema tedesco" adattato, sostanzialmente un proporzionale più o meno puro.
Il primo partito (dicono alcuni degli ultimi sondaggi) è il Pd, un po' come, nei primi 50 anni o quasi della Repubblica italiana, era la Democrazia cristiana. Il presidente della Repubblica, verosimilmente, inizia le consultazioni, quell'antico rito che vede sfilare al Quirinale ex capi di Stato e delegazioni di partito per poi dare l'incarico al leader del partito vincitore, Matteo Renzi.
Renzi accetta con riserva, fa anche lui le sue consultazioni e poi torna sul Colle per sciogliere la riserva perché ha trovato un accordo con Forza Italia per formare un governo di coalizione. Così due partiti che si sono combattuti per più di vent'anni, due partiti che dovrebbero incarnare due concezioni opposte della vita pubblica, dello sviluppo, dei rapporti sociali, si ritrovano a governare insieme. Ma almeno, si potrebbe pensare, sarà uno stabile governo capace di durare una legislatura. Invece no, perché sarà un governo esposto ai venti parlamentari, ai cambi di casacca, ai piccoli gruppi che si potranno formare acquistando forza e potere attraverso la capacità di essere decisivi per le sorti della maggioranza.
Questo scenario non muterebbe molto se il partito più votato dovesse essere il Movimento 5 stelle. Cambierebbero gli attori dell'accordo di governo, ma ci si muoverebbe sullo stesso palcoscenico e con lo stesso copione.
Quindi crisi di governo durante la legislatura sempre dietro l'angolo come ai vecchi tempi, quelli che quasi tutti gli italiani speravano non tornassero più.
E questo anche perché, come in molti hanno osservato in questi giorni, è bene ricordare che al sistema tedesco che si sta per adottare manca un requisito essenziale e impossibile da inserire perché è materia costituzionale. La "sfiducia costruttiva", quella formula magica che consente ai cancellieri tedeschi di restare alla guida del paese per tutta la legislatura. In poche parole il Bundestag può sfiduciare il cancelliere solo se, contemporaneamente, ne nomina un altro.
Ci piace questo scenario? A me, devo essere sincero, proprio no. Mi sembra che ci si stia preparando a correre un brutto rischio, il rischio tedesco, appunto, che, però, di tedesco non ha nulla