Il monito dell’anforetta di Tobruch

IMG_3420Migliaia di uomini pronti a partire, la più grande spedizione militare italiana dal 1943. Incursori, marò, navi appoggio. Nelle cronache che annunciano come prossimo lo sbarco italiano in Libia c'è qualcosa di ineluttabile e quasi di trionfalistico. Un trionfalismo che in alcuni casi è davvero malcelato.

Così, dopo un anno, ho rimesso sulla mia scrivania l'anforetta di Tobruch che mio nonno, ufficiale di carriera, riportò dalla Libia occupata nel 1912 (e di cui parlai qui). L'ho messa sulla scrivania e l'ho guardata per un bel po' come feci un anno fa, quando si iniziò a parlare di una spedizione militare ormai prossima.

E' un'anforetta per me preziosa. Mi porta con sé in un viaggio nel tempo, mi fa riflettere. E lancia il suo monito che, anche questa volta, mi fa dire un paio di cose ovvie ma che spesso vengono dimenticate. Quando si parla di armi e di guerra bisognerebbe usare la massima cautela. E prima di premere il grilletto bisogna provarle tutte, davvero tutte.

Per questo ha fatto bene Matteo Renzi, come fece un anno fa, a moderare i toni e a chiedere equilibrio, prudenza e buon senso. E bene fanno personaggi come Romano Prodi a sottolineare i terribili rischi che una spedizione italiana in Libia porterebbe con sé. Meglio ascoltare parole come le sue che leggere di piani di battaglia.

 

 

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