Il gigante e lo spinello

panella

Era il 1975, avevo 23 anni e il Secolo XIX, il giornale che mi aveva da poco assunto, mi mandò a via di Torre Argentina, la sede storica del partito radicale. Lì c’era Marco Pannella che ne aveva inventate una delle sue, tra le prime e più clamorose. Aveva deciso di fumare uno spinello davanti a un poliziotto e farsi così arrestare. Una forte azione contro la legge che, allora, ordinava la "cattura" di chiunque e comunque detenesse sostanze stupefacenti.

Pannella, in una stanza affollata e carica di tensione, accese lo spinello e il commissario di polizia presente, capo della narcotici, lo arrestò. Il poliziotto era Ennio Di Francesco, un uomo che sarebbe stato tra i sostenitori della riforma della polizia e che, dopo averlo fatto andare a Regina Coeli, gli mandò un telegramma riservato di solidarietà che Pannella rese quasi subito pubblico.

Io assistetti come inebetito a quell’evento. Pannella mi apparve un gigante che metteva in gioco la propria libertà personale in nome di un principio al quale credeva. Mi insegnò più quel gesto, che considerai estremo ma condotto con calma e serenità, che tanti libri e discorsi. E poco importa che poi, negli anni, mi sia trovato, come tanti, in disaccordo con molte sue posizioni. Per quel pomeriggio gli sono stato, gli sono e gli sarò sempre grato. Tantissimo.

Nella foto: quel pomeriggio a Torre Argentina. Pannella fuma lo spinello davanti al capo della narcotici Ennio Di Francesco, l'ultimo a destra

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