Il dovere di un ministro

Il 25 aprile sarò a Sant’Anna di Stazzema insieme a Pamela Villoresi. Sulla piazzetta della Chiesa l’attrice interpreterà i racconti dei sopravvissuti alle stragi di civili italiani compiute tra il 1943 e il 1945; dai nazisti e dai fascisti. Racconti tratti dal mio libro Io ho visto.

Su quella piazzetta vennero accumulati e bruciati i cadaveri di decine e decine di persone uccise a raffiche di mitragliatrice. Nel breve filmato un ex soldato tedesco interrogato dai giudici italiani nel 2004 racconta quello che successe su quella piazzetta.

Il 25 aprile non c’è il derby fascisti comunisti di cui parla l’attuale ministro dell’Interno della Repubblica italiana. Non ci sono i fazzoletti rossi, verdi, neri, gialli e bianchi con cui, sempre lo stesso ministro, dice di non voler sfilare.

Il 25 aprile ci sono quei 25.000 morti innocenti massacrati dai nazifascisti. Ci sono le migliaia e migliaia di coraggiosi italiani che hanno imbracciato le armi per combattere a fianco degli Alleati e sconfiggere il fascismo e il nazismo.

E c’è da ribadire che questa in cui viviamo è una Repubblica libera e democratica che ha tratto e trae la sua linfa vitale da quella guerra contro i totalitarismi, dai principi e dagli ideali che la animarono.

Certo. Fa bene il ministro dell’Interno ad andare a Corleone. Ma ogni anno ha 364 giorni per farlo. Il trecentosessantacinquesimo, cioè il 25 aprile, “deve” (non “dovrebbe”) ricordare anche lui da dove viene la sua stessa libertà. Non è un’opzione politica. E’ un dovere istituzionale al quale un ministro della Repubblica, per essere davvero tale, non può venir meno.

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