Lo storico Emilio Gentile, intervistato da Repubblica sulla vicenda dei naziskin a Como, sostiene che "questi fenomeni sono la spia della grave crisi che colpisce la democrazia, in Italia e in tutto l’Occidente", ma che le loro simbologie sono prive di senso, "non hanno niente a che vedere con la storia concreta dei regimi di Mussolini e Hitler". Ragionamento pienamente condivisibile anche quando arriva alla sua dura e amara conclusione: "Il dramma è che è venuta meno la passione per la democrazia come forma di convivenza".
Ma c'è una conseguenza di questa ineccepibile tesi che forse bisogna valutare con attenzione. Sostenendo che non c'è nessun legame tra questi comportamenti e i regimi che sconquassarono l'Europa e il mondo si rischia di attenuare l'allarme che dovrebbe scattare in tutti noi davanti a episodi come quelli di Como.
Per cui è sacrosanto sottolineare con forza la crisi che colpisce le democrazie occidentali. Ma è altrettanto sacrosanto non dimenticare che nazismo e fascismo si nutrirono proprio delle carni delle deboli democrazie post belliche.
Conoscere a fondo le conseguenze di quelle dittature può diventare così una potente arma per spingere ai margini chi vuole, adesso, tornare a nutrirsi di carni per certi versi simili a quelle di cui si nutrirono, negli anni Venti e Trenta, gli uomini di Hitler e di Mussolini.
E' per questo che il passato non va né riproposto in modo ossessivo e continuo né rimosso. Il passato è utile per quello che è: il più grande database dei comportamenti umani. E i database non vanno chiusi a chiave, vanno consultati quando serve. E adesso serve. Eccome se serve.