Il 28 luglio del 2012, insieme a mia moglie, entrai nella casa di Cesira Pardini quasi in punta di piedi. Dovevamo e volevamo solo ascoltare, non c’erano domande da fare, c’era, appunto, da muoversi in punta di piedi, mettersi in un angolo e ascoltare.
Cesira, con accanto la figlia Silvana in lacrime, rivisse davanti a noi gli attimi più drammatici della sua esistenza alzandosi dalla sedia, indicando l’uomo mascherato che sparò al volto della sua mamma, rifacendo il gesto che salvò la vita a lei e a due sorelle: la caduta indietro contro la porta della stalla che si aprì sottraendole alle mitragliate. E poi il chinarsi sulla mamma morta, sulla piccinina attaccata al suo seno e crivellata di colpi. Non piangeva, Cesira, rivivendo quegli attimi. Non piangeva ma trasudava dolore e disperazione, e alla fine disse che lei, quei morti, li sognava tutte le notti e che quasi ogni giorno usciva e guardava lassù, dove c’è Sant’Anna di Stazzema e il sacrario alle vittime della strage del 12 agosto 1944: più di cinquecento vittime.
Quella di Cesira fu una delle prime testimonianze che raccolsi per scrivere Io ho visto, il libro edito da Nutrimenti che racconta trenta storie di sopravvissuti alle stragi nazifasciste del 1943-1945.
Quando, l’anno dopo, presentammo il libro, un’attrice straordinaria come Pamela Villoresi, accettò di leggerne alcuni brani. Non concordammo nulla, lasciai a lei la scelta di cosa e come leggere. E Pamela iniziò proprio recitando Cesira, con un trasporto e una passione che lasciarono tutti attoniti. Mia moglie e io ci guardammo e, ce lo dicemmo poi, stavamo pensando la stessa cosa: le emozioni che Cesira aveva trasmesso a noi stavano rimbombando in quella sala coinvolgendo tutti.
Da quel giorno Pamela ha portato la voce di Cesira in tanti teatri, ha pronunciato più volte la frase “Gli occhi dell’uomo che ha sparato alla mia mamma non li ho potuti vedere… era italiano…”. Pamela ci aveva detto, sin dal primo giorno, che quella era, per lei, la storia delle storie, quella che sintetizzava tutto il dolore che ha percorso l’Italia in quegli anni. Per il coraggio che Cesira aveva dimostrato nel portare in salvo le sorelle, per la dignità con cui ha portato fino all’ultimo giorno, fino al 31 marzo 2022, il proprio dolore.
Io voglio ricordarla a tutti con il suo racconto interpretato da Pamela Villoresi e diventato un pezzo di teatro civile.