Sono d’accordo con i grillini che bisogna far presto, che non bisogna perdere tempo, che il Parlamento deve legiferare. Meno d’accordo con l’idea di occupare le Camere, ma questo non è molto rilevante.
Il problema è che in politica, come in molte cose della vita, la fretta, insieme all’ansia che la determina non sono buone consigliere. Spesso sfasciano senza creare vie di fuga o alternative praticabili.
Oggi il presidente Napolitano ha fatto riferimento a quello che accadde nel 1976, quando comunisti e democristiani ebbero il “coraggio” di percorrere la strada delle “larghe intese”.
Ecco, coraggio. Può essere questa la parola chiave.
Allora Berlinguer e Moro si misero in gioco totalmente per creare un futuro in parte condiviso.
Oggi non bisogna certo ripristinare i meccanismi di allora, di quasi 40 anni fa. Ma ritrovare quel coraggio si, bisognerebbe.
Il coraggio di tenere ben ferma la barra dei propri principi e della proprie convinzioni. E, contemporaneamente, il coraggio di sapersi mettere in gioco per perseguirli, certo, ma anche per creare un futuro al paese il più possibile condiviso.
Un’operazione difficile, non impossibile. Che dovrebbe stare a cuore proprio a chi, come i parlamentari del M5S, il paese lo vuole cambiare davvero.