Probabilmente ho commesso un errore. Ma stamattina non ho avuto nessuna voglia di leggere nel dettaglio i contenuti della lettera spedita a Bruxelles dal governo italiano. Né, tantomeno, di discutere con qualcuno di licenziamenti o pensioni a 67 anni.
Troppo rilevanti sono altre cose successe contemporaneamente o quasi al viaggio della lettera verso i palazzi della Ue.
Prima di tutto le frasi del leader della Lega Umberto Bossi dopo ore di tese discussioni che hanno poi dato il via libera al documento. Nessun accordo con berlusconi, dice Bossi, si andrà a votare quando deciderò io, ho io il coltello dalla parte del manico.
Poi le votazioni, sia alla Camera che al Senato, in cui il governo è andato sotto.
Infine quella citazione aristotelica di Berlusconi, primum vivere, che penso possa essere tradotta in un più banale “pensiamo a restare in sella, al resto ci si pensa dopo”.
Ecco tutto questo, aggiunto al fatto che sotto quel documento manca la firma di Giulio Tremonti, superministro dell’Economia, mi ha fatto davvero passare la voglia di studiare le intenzioni del governo.
E se ho sbagliato sono pronto, allo scadere delle numerose scadenze indicate per ogni singolo impegno e per quello che può servire, a farne ammenda.