Dal mese di aprile, quando argomentai perché la riforma costituzionale era a mio avviso errata e perché bisognava opporsi alla sua approvazione, sono successe davvero tante cose. Così tante e complesse che approfondire le conseguenze delle nuove norme costituzionali, analizzarne distorsioni e disequilibri, sembra quasi un esercizio inutile e stantio e decidere in serenità sembra oggi impossibile. Lo scontro sul voto è ormai tutto politico, di schieramento. Prescinde quasi completamente dal reale contenuto della legge. Si fa propaganda per slogan, si voterà di pancia e non di testa. E' quindi secondo me obbligatorio decidere di votare tenendo conto di quello che è accaduto da aprile a oggi. Provo ad abbozzare un ragionamento isolando alcune delle questioni sul tappeto.
- L'errore iniziale del presidente del Consiglio Matteo Renzi, quello di dire "Se non passa la riforma io me ne vado" è diventato il padre (o la madre) di tutti gli errori. Ha fatto diventare il dibattito, e il conseguente voto, sul merito del testo di riforma una lotta tra due schieramenti nella quale l'Italia si sta dividendo in un'atmosfera da 1948.
- In questi giorni, a sentire certi dibattiti e ad ascoltare le opinioni della gente comune, sembra che essere per il sì voglia dire essere per la conservazione, per mantenere il potere ai politici, per dare il paese a Renzi e ai suoi. Ed essere per il no sembra invece voglia dire essere tra coloro che vogliono davvero il cambiamento, che vogliono mandare a casa i politici corrotti, che vogliono una nuova Italia. Una semplificazione irritante e profondamente errata.
- Renzi e i suoi, con tutti gli errori commessi, "non sono" la vecchia classe politica e hanno comunque cercato una soluzione a problemi mai risolti (dall'ormai mitico bicameralismo perfetto, al Cnel, alle Regioni, alle province...). E stanno comunque cercando, pur con errori non secondari, di dare una rotta diversa al nostro paese.
- Nel fronte del no si mischiano persone integerrime che non vogliono vedere quegli articoli diventare Costituzione, pezzi di sinistra che spesso perdono di vista gli obiettivi strategici, simboli di un passato fallimentare come Silvio Berlusconi, leader politici che hanno inneggiato alla vittoria di Trump (Grillo e Salvini). Schieramento politico a dir poco disomogeneo.
- Se vince il sì Renzi ovviamente si rafforza, ma è tenuto a dare seguito a una promessa che, non mantenuta, lo screditerebbe in modo serio e decisivo: la modifica dell'Italicum, per evitare di consegnare il paese al 25 per cento degli elettori, e l'elezione diretta dei senatori. In questo modo due tra le principali storture introdotte dalla nuova Costituzione verrebbero fortemente attenuate.
- Se vince il si il paese non viene, per i prossimi decenni, consegnato a Renzi e i suoi, non si va incontro al rischio di una dittatura.
- Se vince il no si apre una stagione di grande incertezza con un probabile sbocco elettorale a breve termine. Ma con quale legge elettorale visto che l'Italicum, attualmente in vigore, non prevede l'elezione del Senato? Materia giuridicamente complessa ma non è difficile prevedere su questo tema scontri feroci. Chi ne uscirà vincitore? Se il no vincerà con ampi margini non è difficile immaginare che la guida del paese potrebbe essere presa, in forme articolate, da una strana miscela di Cinque Stelle e Lega.
Messi sulla bilancia questi ragionamenti, calibrati pesi e contrappesi, sono personalmente arrivato a una conclusione per me anomala. Quel no alla riforma costituzionale al quale ero arrivato dopo uno studio del testo abbastanza attento lascia il posto a un sì pronunciato con decisione e con il concreto auspicio che i cambiamenti promessi diventino rapidamente realtà.