Dell’onestà

“Papà, temo di aver capito che in Italia essere onesti equivale a essere un po’ coglioni”. Lo ha detto il figlio a Roberto, uno dei più assidui frequentatori di questo blog. E io, dice Roberto, non ho saputo bene cosa rispondergli.

Provo a rispondere come se il figlio di Roberto fosse mio figlio, e invito tutti a fare lo stesso esercizio.

No, figlio mio, essere onesti non equivale a essere un po’ coglioni. Perché essere onesti non vuol dire piegare la testa, ma saper vivere serenamente con se stessi e con gli altri. E non solo. Vuol dire anche tante altre cose, provo a dirti quelle che mi sembrano le più importanti.

Essere onesti vuol dire

saper rispettare gli altri, senza nessuna distinzione, rispettare le loro cose, i loro diritti, la loro persona, e pretendere lo stesso rispetto

saper essere cittadini che conoscono i propri diritti ma anche i propri doveri, e chiedono agli altri di essere altrettanto consapevoli

saper essere uomini (e donne) che non si fanno pecora e sanno combattere, con le armi che conoscono, per il bene della propria comunità.

saper ascoltare, ma anche fare il possibile per convincere gli altri della bontà delle proprie idee.

E poi tutto quello che sai, primo fra tutti quel “non rubare” che forse è all’origine dei tuoi dubbi. Se uno fa tutto questo, ma tanti altri esempi si potrebbero fare, penso possa definirsi una persona onesta.

Se, invece, stai in un angolo a lasciare che siano gli altri a decidere per te, allora forse il tuo parallelo potrebbe avere un senso. Solo che non saresti onesto, solo un po’ coglione.

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