Matteo Renzi ha detto con parole molto chiare che chi non cambia e’ di destra, rifacendosi cosi’ a schemi di radici ottocentesche. La destra conserva, la sinistra cambia, guarda avanti, e’ progressista.
Negli ultimi decenni, pero’, le carte si sono un po’ rimescolate. Silvio Berlusconi, per fare riferimento a un semplice esempio di casa nostra, era ed e’ di destra ma ha chiesto e ottenuto voti “per cambiare”.
Non me la sento quindi di sottoscrivere l’affermazione di Renzi. E’ cosi’ semplicistica da poter diventare fuorviante.
Direi piuttosto che il cambiamento e’ elemento indispensabile di una buona politica. Ma non e’, da solo, sufficiente a definire una politica “buona” e “di sinistra”. In altre parole e’ una condizione necessaria ma non sufficiente.
Quello che Renzi vuol cambiare va cambiato. Sta attaccando con energia e determinazione nodi aggrovigliati da lustri e lustri.
Ma attenzione a non vedere in chi vuole dire la sua e ragionare nel merito del cambiamento un nemico, uno di destra camuffato. Forse discutere con lui potrebbe far rallentare un po’. Ma se ne potrebbero anche ricavare benefici collettivi non da poco.