Oggi a Empoli, durante un incontro che ricordava le vittime delle stragi nazifasciste (Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Padule di Fucecchio…), uno dei cinquecento studenti presenti mi ha chiesto che cos’è la memoria.
Io ho risposto con le parole più semplici che mi sono venute in mente.
“La memoria”, ho detto, “è il sale di una comunità, il suo nutrimento, il suo tessuto connettivo. E’ quello che dà a una comunità la forza di essere se stessa e costruire il proprio futuro”.
Poi, dopo qualche ora che non lo facevo, ho riaperto i miei soliti canali informativi: twitter, i siti dei quotidiani, gli aggregatori…
Vi ho letto della battaglia del 38 per cento e del boia che un deputato del movimento 5 Stelle ha dato a Giorgio Napolitano E mi è tornata in mente la domanda alla quale avevo risposto poco prima.
“Coltivare la memoria”, avrei dovuto aggiungere, “è anche avere rispetto per la nostra storia e per quello che siamo. Il voler cambiare l’Italia pensando prima di tutto al tornaconto personale non lo fa. Usare la parola boia nei giorni in cui si ricordano i milioni di persone morte per mano di veri boia, non lo fa”.
Spero che lo studente che mi ha fatto la domanda abbia la ventura di leggere questa integrazione.