Il ministro dell’Interno, vice presidente del consiglio dei ministri e capo della Lega Matteo Salvini ha snocciolato, fiero, le cifre sull’immigrazione: duemila sbarchi nei primi 19 giorni del 2018, cento sbarchi nei primi 19 giorni di quest’anno. E’ chiaro, ha commentato che così “ci sono meno problemi per chi parte e meno problemi per gli italiani”.
Venerdì, però, in mare sono morte 117 persone. Sono morte perché abbandonate in balia di loro stesse, su un barcone che faceva acqua. Quando la nave Sea Watch avverte Roma del naufragio rilevato dall’aereo di Pilotes Volontaires, Roma “rifiuta di dare info, comunica che la Libia è responsabile per il caso; tuttavia la comunicazione con gli ufficiali libici risulta impossibile in nessuna delle seguenti lingue: EN,FR,ITA, nè Arabo». A poco servono due zattere lanciate da un aereo della Marina militare e sono solo tre le persone che un elicottero della nave militare Caio Duilio può recuperare in mare. “Eravamo in 120, c’erano anche dieci donne e due bambini”, dice uno dei sopravvissuti portato a Lampedusa.
Come li conta gli altri 117 ministro Salvini?
Come le conta le 117 persone morte perché nessuno è andato a soccorrerle?
Centodiciassette problemi in meno per gli italiani?
Centodiciassette problemi in meno per chi vuole trovare un po’ di pace e di benessere?
Oppure sono 117 pesi sulla coscienza in più? Centodiciassette cadaveri di uomini, donne e bambini che cercavano solo di vivere dignitosamente e che il nostro paese non ha voluto salvare?
Vede ministro, io, essendo un cittadino italiano, mi sento invece come se sulla porta di casa mia, non a casa mia per carità, ma per la strada, in una zona Sar, per fare un parallelo con il mare, non di mia competenza, ma di competenza delle forze di polizia di cui lei è il responsabile politico, una persona stia per morire. Ha un infarto, rantola per terra. Io la vedo dalla finestra, ma tiro la tenda e mi rimetto a sedere in poltrona perché, mi dico, non è cosa che mi riguarda. E’ cosa dello Stato. Al massimo, ma proprio al massimo, posso fare una telefonata al 112 e pazienza se arrivano in ritardo, io ho avuto un problema in meno.
No. Non è così che ho insegnato a vivere ai miei figli. E non è così che voglio si comporti il mio paese.
La vita umana, e mi vergogno a scriverlo per quanto la cosa dovrebbe essere ovvia e naturale, viene prima di tutto.
Perché quei 117 non sono 117 problemi in meno per gli italiani, ma 117 uomini, donne e bambini che gli italiani hanno ucciso.
Come reagire a questo stato delle cose? Avverto impotenza, non rabbia. Abbiamo permesso che accadesse, è colpa nostra. Nemmeno come giornalisti possiamo smuovere le coscienze. Basta un tweet e la.gente si esalta, come 80 anni fa davanti ai proclami dal balcone di Palazzo Venezia. Sappiamo com’è andata a finire.
A parte la strumentalizzazione e i paragoni del tutto inappropriati, hai proprio ragione ‼️ È tutta colpa vostra‼️ Intellettuali del cazzo capaci di far nulla se non illudere popoli in difficiltà di poter vivere meglio senza alcun piano , di poterli soccorrere in mare , di incentivarli a partire . Siete complici . Forse involontari , degli scafisti e vi imptovvisate salvatori del mondo ‼️
Ringrazio Buffa per aver voluto testimoniare ed evidenziare questo ulteriore tragico fenomeno di colpevole indifferenza e razzismo.
Ezio Mauro si rammarica giustamente che sembri che “ormai solo l’ignoranza è garanzia di innocenza”. Come possiamo vedere anche qui, l´italiano medio, con l´internet, lo spazio per i commenti e i social, torna bambino e si sfoga a dire o scrivere “cazzo” contro “i grandi”, i padri, i maestri, i professori, coloro che hanno studiato.
Questa regressione culturale e umana di molti dei miei concittadini italiani (ed europei) è evidente.
I giornalisti, di fronte a tutto questo presuntuoso analfabetismo funzionale di ritorno, si sentono impotenti. La riscossa non può che ripartire dal mondo della scuola e dell´educazione. Uno dei più grandi pedagoghi di sempre, Paulo Freire, ammoniva: “se l´educazione non è libertaria, l´oppresso sogna di essere l´oppressore.”
L´umanità sta attraversando ciclicamente un periodo di involuzione, chiusura e meschinità, come già successo nel passato. La speranza è che la post-modernità, con le sue strabilianti novità tecnologiche, acceleri l´alternanza dei cicli storici e ci spinga presto verso altre sfide – economiche ed ecologiche – importantissime per la sostenibilità del pianeta.
Per arginare Salvini e i suoi, molto più disinvolti nel dire ” 100di meno”, non basta l’ indignazione.
Occorre che il Parlamento riacquisti una forma effettivamente democratica, con un’ opposizione vera, non un “pensarla un po’ diversamente su qualcosa, ma sugli affari, sul liberismo, sulla solita politica internazionale ci si puo accordare”.
Altrimenti, mi dispiace doverlo dire, non ne usciremo (l’ Europa intera non ne uscirà, se non sarà rafforzato un fronte antifascista e anti-liberismo selvaggio, che faccia rappresentanza politica corretta di esigenze reali e tolga il monopolio dell’ opposizione ai movimenti violenti di piazza).
Il vuoto della politica è la cosa più pericolosa, l’ astensionismo visto a Cagliari, che ha fatto vincere una persona del PD è taciuto nei commenti di chi scrive ” abbiamo vinto”.
A me, quei commenti, fanno paura, almeno quanto le bestie che sbavano aspettando di azzannare un altro povero corpo portato dal mare seguono le rotte di ogni barcone su Internet e godono se resta in acqua giorni, se sparisce…
Sono due facce della stessa medaglia, per me.
Sarò troppo pessimista?