Cefalonia, fu vero crimine

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Una notizia, qualche giorno fa, è passata praticamente inosservata. Una di quelle notizie che possono sembrare di poca importanza o per addetti ai lavori e che invece segnano importanti svolte della storia.

L’ex caporale della Wehrmacht Alfred Stork (nella foto)  ha rinunciato all’appello contro la sentenza che lo condanna all’ergastolo per aver partecipato all’eccidio di Cefalonia, nel settembre 1943. Quindi la sentenza contro di lui è destinata a essere, a breve, dichiarata definitiva.

Che importanza può avere, più di settant’anni dopo, una sentenza definitiva contro un ultranovantenne? Che rilevanza storica può avere l’accertamento che proprio lui abbia partecipato all’eccidio degli ufficiali italiani alla Casetta Rossa?

Molta, molta importanza.

Il passaggio in giudicato di questa sentenza, emessa da un tribunale militare che ha attentamente vagliato i fatti, significa che anche da un punto di vista giuridico, non solo storico, si potrà dire che lì, a Cefalonia, non c’è stata solo battaglia ma che dai nazisti è stato commesso un grande, efferato crimine di guerra.

E che lì, a Cefalonia, c’è stato davvero uno dei primi, importanti atti di resistenza degli italiani al nazismo, come lo definì l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

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