Mi preoccupa l’intensificarsi delle dure critiche al governo Letta da parte del Partito democratico.
Si badi bene. Le critiche sono più che meritate, i pastrocchi di queste ultime settimane sono stati troppi, un mutamento radicale di rotta si impone, i temi sul tappeto, posti con chiarezza da Matteo Renzi, vanno affrontati e non elusi. Con o senza rimpasto.
Ma non vorrei che quest’attivismo antigovernativo nascondesse qualcosa di diverso e, per il momento, non dichiarato. Un’accelerazione verso la fine prematura della legislatura per andare a votare a maggio prossimo (le europee sono fissate per il 22-25 maggio) con una legge elettorale fatta in fretta e furia. Accelerazione messa in atto per sfruttare l’abbrivio del grande successo di Renzi alle primarie.
Spero davvero di aver fatto un cattivo pensiero perché da un percorso del genere, per ora, vedo solo conseguenze negative.
Tre su tutte le altre:
- L’ulteriore rinvio di una qualunque incisiva azione per combattere la crisi.
- L’ulteriore rinvio di una qualunque riforma istituzionale (bicameralismo, numero di parlamentari, province…).
- Il semestre italiano di presidenza Ue, che inizia il 1° luglio, affrontato con un governo appena insediato e un paese bloccato da quasi sei mesi di campagna elettorale.