Capire, ascoltare, agire

Ieri, rientrando a Roma in macchina, sono rimasto in fila per un bel po’ al casello di Orte. C’era un presidio dei “forconi” in entrata e uscita, traffico quasi bloccato, trattori sulla rotonda che smista il traffico da e per l’autostrada.

Non mi sono innervosito nemmeno per un nanosecondo perché ho pensato come ho sempre pensato. Andare in piazza a protestare, urlare la propria rabbia, sostenere le proprie idee è una delle manifestazioni del pensiero che una democrazia deve prevedere, capire, ascoltare.

Non tollerare, non subire. Ma capire e ascoltare.

Sta accadendo l’opposto.

Pochi si stanno preoccupando di capire e ascoltare.

Molti stanno cavalcando la protesta di questi giorni per ricavarne un immediato tornaconto politico.

Uno dei risultati lo si è visto stamattina. Poliziotti che gridano “prendeteli”, ragazzi fermati per non si sa bene cosa .

Prima che sia troppo tardi bisogna capire e ascoltare. Ma soprattutto agire, agire subito, per cambiare quello che sappiamo tutti che deve cambiare.

Lo so, sono parole ovvie e vuote, ma oggi mi appaiono come le uniche possibili.

 

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