I combattimenti del 12-18 gennaio 1943 raccontati dal sottotenente Giovanni Buffa nel suo primo rapporto
A metà gennaio del 1943 la zona di Belovodsk, nella quale si trova il XXVI battaglione, è al centro del ripiegamento delle truppe italiane. Il cosiddetto blocco nord (Divisione Torino con parti della Ravenna e della Pasubio) arriva a Belowodsk tra il 15 e il 16 e ai carabinieri è affidato il compito di contrastare l’accerchiamento da parte delle forze sovietiche. Sono i drammatici giorni della ritirata di Russia: neve, gelo, fame, poche armi, poche munizioni. Quello che segue è il rapporto stilato dal comandante di plotone inviato con i suoi uomini a nord di Belowodsk. Il rapporto, battuto a macchina su carta da minuta, fa parte dell’archivio Buffa. Non c’è data, ma è assai probabile, per il tono e per la collocazione temporale, che sia stato scritto nelle settimane immediatamente successive agli avvenimenti.
Il giorno 12 corrente alle ore 9, d’ordine del comando difesa Belowodsk, mi reco col mio plotone composto di 42 uomini a Gamashewka per disimpegnare il servizio di collegamento fra due reparti tedeschi situati uno a Kononowa e l’altro a Kuriatschiewka. Una squadra del detto plotone comandata dal brigadiere Berati, rimane con me a Gamashewka per effettuare un servizio di blocco sulla rotabile Belowodsk-Kantemirowka ed un servizio di pattuglia nell’abitato e verso le linee nemiche. Le altre due squadre sono dislocate a circa tre km. da Gamashewka verso Kuriatschiewka con il compito di osservare mediante vedette e pattuglie i movimenti nemici.
Il giorno 13 alle ore 3 il brigadiere Stocco effettua, per ordine del comando tedesco di Kuriatschiewka, una pattuglia entro le linee nemiche col compito di bruciare un mulino a vento presunto osservatorio nemico.
Durante la marcia di avvicinamento la pattuglia incontra una postazione di arma automatica nemica che distrugge a colpi di bombe a mano lasciando sul terreno vari morti ed alcuni feriti non potuti catturare a causa della immediata reazione provocata da altri tre centri di fuoco poco discosti che lo hanno costretto a ripiegare per non subire perdite inutili e nel contempo portare preziose informazioni al comando tedesco che aveva ordinato la pattuglia stessa.
Il maggiore Horst, comandante del gruppo “Granatieri Panzer”, che aveva seguito dal suo osservatorio la brillante azione condotta dal sottufficiale, si è compiaciuto con quest’ultimo per le rilevanti perdite inflitte al nemico e per le precise informazioni riportate sulla sua dislocazione e forza. Il giorno successivo alle ore 13, recatomi con due militari in una vicina azienda agricola per una ricognizione, venni fatto segno a raffiche di parabellum provenienti da uno degli edifici di detta azienda. Con altri 5 militari da me chiamati a rinforzo, raggiungo il centro di fuoco avversario che anniento con lancio di bombe a mano uccidendo 4 regolari russi mentre altri 5 riescono a dileguarsi dal ridosso dell’edificio stesso. Nelle immediate vicinanze catturo 4 civili sospetti. Non avendo potuto avere subito da essi utili notizie li trattengo per inviarli, appena possibile, al comando tedesco per migliori accertamenti non disponendo in luogo di interprete. Nel rientrare all’accantonamento vengo ancora attaccato da una pattuglia nemica formata di circa 10 militari con la quale impegno combattimento riuscendo a respingerla dopo un quarto d’ora e dopo aver inflitto alcune perdite.
Alle ore 20 circa una trentina di russi tentano di circondare l’accantonamento. Ma la nostra pronta e decisa reazione sventa il tentativo. Alle ore 23,30 precise la vedetta dà l’allarme. Si notano rumori di carriaggi e di slitte che scendono dalla collina ad Est di Gamashewka. Si ha la netta sensazione dell’avvicinamento di rilevanti forze nemiche. Apro subito il fuoco con violenti raffiche di fucile mitragliatore nella direzione di provenienza nell’intento di sventare l’attacco e di rilevare la forza avanzante, ma non raggiungo l’intento perché il nemico non risponde al fuoco. Dopo un quarto d’ora circa il nemico attacca ancora con maggiore violenza da tre lati. L’immediata reazione opposta trattiene l’impulso nemico ma non riesce ad evitare il tentativo di aggiramento.
Vista vana la possibilità di contenere la pressione nemica che si sviluppava sempre più dal lato destro e considerando insostenibile la permanenza nella primitiva posizione ripiego con ordine progressivo per circa 500 metri schierando i miei uomini in un canalone da dove si poteva dominare il terreno antistante e trattenere meglio l’avanzata del nemico. Dalle armi automatiche impiegate da quest’ultimo desumo trattarsi di almeno due compagnie. Il nostro schieramento viene dopo poco battuto da granate di mortai nemici che ci costringono ancora a ripiegare per qualche altro centinaio di metri. Dispongo una nuova linea di difesa a cavallo della rotabile, ma purtroppo il fucile mitragliatore che di molto ci aveva aiutato nella nostra resistenza si inceppa. Dobbiamo fare esclusivo uso dei moschetti. Le munizioni sono quasi esaurite: usufriamo allora per i moschetti anche delle poche cartucce per fucile mitragliatore rimaste. Continuiamo intanto a retrocedere cercando, mediante il lancio di bombe a mano, di ritardare il più possibile l’avanzata nemica e riusciamo a farlo per circa due ore. Siamo ormai alle prime case di Kononowa; schiero i miei uomini all’inizio del paese a presidio della rotabile e prendo contatto col comando tedesco della suaccennata località che ha elogiato il nostro comportamento, riservandosi di riferire a chi di dovere. D’ordine di quest’ultimo ripiego quindi con i miei uomini fino sulla linea difensiva già disposta in precedenza. Le perdite del nemico non si sono potute precisare però è stato accertato che sul terreno numerosi caddero morti.
La stessa sera del 14 alle ore 20 le due squadre comandate rispettivamente dal brigadiere Stocco Giuseppe e dal vicebrigadiere Pepiciello Giuseppe sono state raggiunte dal carabiniere Pasquini da me comandato con altri due militari di pattuglia di collegamento tra i due posti ed il suaccennato militare narrava al brigadiere Stocco che all’inizio del paese di Bondarowka veniva fatto segno a colpi di arma da fuoco. Al mattino del 15 alle ore 6 circa una slitta trainata da due cavalli si dirigeva verso l’accantonamento della 3^ squadra comandata dal Vicebrigadiere Pepiciello Giuseppe. Quest’ultimo che si trovava nei pressi dell’accantonamento unitamente ai carabinieri Canova e Fumagalli, accortosi, alla distanza di 100 metri, che si trattava di elementi russi, senza alcun indugio intimava il fermo prendendo la posizione di sparo: due ufficiali che erano sulla slitta, accortisi di essere sul nostro schieramento, aprivano con prontezza il fuoco unitamente ad altri quattro militari armati tutti di parabellum, che portavano in posizione di sparo. Il carabiniere Canova, che nel frattempo aveva proseguito la marcia strisciando lungo un muricciuolo adiacente giunto a circa 50 metri, con preciso colpo del proprio moschetto, uccideva uno dei russi mentre il vbr. Pepiciello ne metteva fuori combattimento un altro con altro colpo di moschetto. Il conduttore della slitta anch’egli ferito abbandonava sul luogo i caduti e scappava con la slitta verso la propria linea senza essere stato raggiunto dai successivi colpi tiratigli. I due morti sono stati poi identificati per un capitano ed un tenente che avevano certamente il compito di esplorare la nostra linea di difesa. Di quanto accaduto il VBrig. Pepiciello rendeva edotto il comandante la 2^ squadra Brig. Stocco mantenendo con lo stesso un maggiore contatto per sventare ogni eventuale successivo attacco nemico raddoppiando la vigilanza ed informando di tutto il comando tedesco. Alle ore 10 circa i 30 uomini componenti le due squadre, unitamente a 10 militari tedeschi eseguivano una pattuglia esplorante sulla linea nemica allo scopo di accertarne la consistenza ingaggiando aspro combattimento per la risoluta reazione incontrata in conseguenza della quale furono costretti a ripiegare sulla linea di partenza.
I 10 tedeschi rientrarono al loro accantonamento lasciando impegnate le due squadre che continuarono a sostenere l’urto nemico per tutta la notte ed anche nei giorni successivi 16, 17, 18 infliggendo al nemico non lievi perdite, senza cedere di un metro la propria posizione.
Il 18 avendo le due precitate squadre perduto ogni contatto con il sottoscritto, in seguito all’occupazione di Gamashewka da parte russa e non potendo il comando tedesco mantenere ancora la propria posizione, ordinò alle due squadre di ripiegare con esso verso Starobelsk.
Nel primo giorno di combattimento, 15 gennaio 1943, caddero eroicamente al loro posto di dovere i carabinieri Cavaglieri Armando e Fogli Iseppe.
Nei fatti d’arme dei suaccennati giorni si sono maggiormente distinti i sottonotati militari che oltre a riscuotere l’ammirazione dei compagni hanno anche riscosso il plauso del reparto alleato col quale si collaborava
1) brigadiere Stocco Giuseppe
2) vicebrigadiere Pepiciello Giuseppe
3) appuntato Pichelli Fernando
4) carabiniere Invernizzi Giovan Battista
5) carabiniere Sajani Carlo
6) carabiniere Canova Antonio
Da italiano sento profondo orgoglio e commozione scaturire da queste drammatiche memorie