Io speravo che Matteo Renzi, diventato segretario del Partito democratico, facesse tre cose.
1. Un lavoro intenso nel partito e per il partito con il fine di costruirgli intorno consenso e fiducia.
2. Un’azione di pungolo del governo, da bravo e concreto azionista di maggioranza della coalizione, per portarlo sulla strada che lui stesso ha tante volte indicato.
3. L’apripista deciso e irremovibile della strada delle riforme, quella elettorale prima di tutto.
Invece, comunque vada a finire, sta accadendo dell’altro e sembra di tornare indietro nel tempo, quando un partito di maggioranza relativa (allora era la Democrazia cristiana) faceva e disfaceva governi, costruiva inutili “staffette” nei palazzi del potere, si occupava più di se stesso che del paese.
Non penso che gli oltre due milioni di italiani che hanno voluto Renzi segretario del Partito democratico volessero assistere a questo spettacolo.