Ho fatto fatica, in questi ultimi giorni, a leggere le cronache politiche italiane.
Due le vicende che, oltre alla fatica di seguirne gli sviluppi, mi hanno procurato tristezza e rabbia.
1. Calderoli-orango-Kyenge. Ma si può, in un paese civile e democratico come dovrebbe essere il nostro, dibattere su una cosa del genere? Si può tollerare che si paragoni un essere umano a un orango? Si può accettare che i lavori del Senato siano guidati da una persona, Roberto Calderoli, che si esprime, e quindi pensa, così? No, non si può. Per questo il solo fatto che questo individuo sia ancora vice presidente del Senato mi trasmette tristezza e rabbia.
2. Shalabayeva-Procaccini-Alfano. Il ministro dell’Interno e vice presidente del consiglio, Angelino Alfano, dice che non ne sapeva nulla, che nessuno lo ha informato, al Viminale, di quello che stava accadendo. Il suo capo di gabinetto, Giuseppe Procaccini, si dimette e afferma, invece, che il ministro sapeva, che era stato lui stesso, Procaccini, a informarlo della richiesta dell’ambasciatore kazhako. Chi dice bugie? Il ministro o il suo capo di gabinetto? Uno dei due sicuramente. E questo vuol dire che dice bugie agli italiani almeno una delle persone al vertice del ministero più delicato per la sicurezza interna del nostro paese. Che tristezza. Che rabbia.