ANSA/ LIBRO DEL GIORNO: PARLANO I SUPERSTITI DEI NAZISTI
‘IO HO VISTO’, RACCOLTA DI TESTIMONIANZE DI PIER VITTORIO BUFFA
(di Maurizio Giammusso)
(ANSA) – ROMA, 24 APR – PIER VITTORIO BUFFA, ‘IO HO VISTO’
(ED. NUTRIMENTI, PP. 365, EURO 19.50).
“Sono parole che non si possono perdere, parole come ‘qui
hanno ammazzato la mia mamma, qui la mia sorella, qui il mio
babbo, la il mio zio, laggiù la mia cugina’. Sono le parole
dei pochi che si sono salvati dalle stragi naziste del 1943-45.
Le parole che il giornalista e scrittore Pier Vittorio Buffa ha
ricercato fra i superstiti di Marzabotto, di Sant’Anna di
Stazzema e degli altri posti dell’Italia centrale che ancora
ricordano quegli eccidi compiuti dalle truppe tedesche in
ritirata. Da questa ricerca sono uscite trenta storie
dell’orrore e della pietà, raccontate in prima persona da chi
fortunatamente si è salvato; uomini e donne, che erano bambini
allora e che possono ancora dire le parole che danno il titolo
ad un intenso libro di racconti veri, ‘Io ho visto’.
Buffa ha percorso le stesse strade dell’Appennino
tosco-emiliano per le quali passarono quei soldati mandati a
uccidere civili inermi e innocenti. Ha trovato le tracce
sedimentate dalla memoria dei luoghi. Ha incontrato uomini e
donne, che non possono dimenticare quei giorni, in cui genitori,
parenti e amici vennero falciati dalle pallottole di soldati
senza scrupoli. Le vittime di un eccidio che conta
dai 10 ai 15 mila assassini di uomini, donne e bambini, corpi
straziati dalla divisione corazzata Goering e dalla Sedicesima
divisione delle SS; soldati addestrati e motivati ad uccidere
civili inermi.
Il libro è stato presentato da Walter Veltroni, Paolo Mieli,
dal procuratore militare Marco De Paolis e da Pamela Villoresi,
attrice sensibile che ha sollevato l’emozione del pubblico
riunito a Fandango Incontro, a Roma. Arricchiscono il volume
trenta ritratti fotografici (firmati dallo stesso Buffa) che
fissano i volti degli uomini e delle donne, che con le loro
storie hanno dolorosamente ripercorso i momenti più tragici
della loro vita. Foto che formano una mostra, che viaggerà
insieme al libro, mentre un sito web sarà a disposizione per
implementare le testimonianze e i commenti (www.iohovisto.it).
Ma perché ritornare, settanta anni dopo, a quelle vicende
terribili? Non si tratta solo di uno sforzo “per non
dimenticare”, ha detto Veltroni, ma di un impegno a dare un po’
di giustizia postuma, salvando il ricordo di quello che è
accaduto. Mieli, da storico e giornalista, ha notato che si
pensava di saper tutto su quel periodo di sangue. Il libro più
volte citato di Franco Giustolisi (‘L’armadio della vergogna’)
anni fa squarciò il velo di reticenze diplomatiche che ha
coperto le responsabilità tedesche (ed italiane!). Ma in
realtà – ha osservato Mieli – molte sono ancora le zone d’ombre
su quei fatti e dunque risultano storicamente preziose, oltre
che commoventi, le testimonianze raccolte da Buffa. (ANSA).
Il servizio sul sito dell’Ansa