Non c’è dubbio che Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, ha dimostrato energia e grandi capacità comunicative.
Ha reagito alla tempesta che si è abbattuta sulla Regione rilanciando, tracciando una rotta, tagliando teste, facendo approvare tagli. E restando in sella.
Però tre domande, almeno tre, bisogna porsele, anche se si sa che sono destinate a restare senza risposte.
Uno. Da quando è stata eletta alla guida della Regione come ha fatto, la presidente, a non accorgersi di quello che adesso taglia: auto blu, rimborsi, gruppi consiliari formati da una sola persona, commissioni eccetera eccetera? E’ rimasta tutto questo tempo sotto una cupola da cui nulla si vedeva e nulla si sentiva?
Due. Cosa sarebbe accaduto se non fosse scoppiato il bubbone? Se Fiorito non fosse stato indagato? Se non fosse successo quello che è successo? Avrebbe ugualmente chiesto scusa e disposto i tagli?
Tre. Quando la presidente parla di “catastrofe politica” a cosa si riferisce? Al fatto che sia scoppiato lo scandalo? O a quello che è successo in Regione sotto la sua presidenza?