L’11 luglio scorso ho annunciato la chiusura, dopo 11 anni di vita, del blog “Istantanea” ospitato sui siti dei giornali del gruppo Gedi, già Espresso. Continuo qui, sul mio sito personale, a scrivere quello che mi suggeriscono l’attualità e le cose della vita. Il blog Istantanea è visibile qui.
Ieri sera, dopo aver visto le immagini di Luigi Di Maio che esulta dal balconi di palazzo Chigi, mi è tornato in mente un video di qualche mese fa, esattamente del 2 marzo, il venerdì prima delle elezioni del 4. Di Maio chiude la campagna del Movimento Cinque Stelle strappando alla folla radunatasi in piazza del Popolo, a Roma, applausi e consensi. Eccolo qua quel video:
Il video mi è tornato in mente soprattutto per il primo punto del decreto promesso e mai varato: “Dimezzeremo lo stipendio ai parlamentari”. Una cosa semplice da fare, dice Di Maio prima delle elezioni, bastano pochi minuti.
Di minuti da allora ne sono passati migliaia e migliaia. Lo spread è salito, il debito italiano è più caro ma i parlamentari prendono sempre lo stesso stipendio.
Quanto ai vitalizi tutti sanno che erano già stati aboliti dal 2012 e che quello che è stato fatto per la Camera è solo il ricalcolo dei poco più di mille vitalizi pagati ad altrettanti ex parlamentari in base alle vecchie norme.
E i 30 miliardi di sprechi recuperati dove sono?
Insomma, le promesse, onorevole Di Maio, si dovrebbero mantenere. A comnciare da quelle che riguardano le proprie tasche.
A me sono venute in mente altre scene, quando ho visto Di Maio al balcone, con lo sguardo assatanato e o gesti scomposti.
Se ci fosse stata sotto la folla che hanno dato a bere (per un giorno), tanta euforia sarebbe potuta sembrare giustificata ma, ora che tutti abbiamo visto lo sparuto gruppetto di comparse davanti a cui ha recitato la scena, il suo carattere di guitto di seconda categoria ci è penosamente chiaro.
Dirà e farà ciò che potrà perché gli sia dato di continuare a fare il politico, lo statista, ricoprirà qualunque ruolo, senza vergogna e senza nemmeno percepire la desolata vastità della sua pochezza e la vergogna senza riparo a cui, rappresentandolo, espone il nostro già sventurato Paese.
A ridursi lo stipendio non credo pensi più, se mai ci avesse pensato in passato: deve mettere da parte più che può, il futuro è incerto, anche il suo.