Walter Veltroni, primo segretario del Partito democratico, dice cose sagge e ascoltandolo si diventa, anche solo per un attimo, ottimisti sul futuro della sinistra italiana. Dice che "la sinistra deve ritrovare l'umiltà dell'unità", che "Il Pd dovrebbe recuperare il rapporto con Campo progressista e Mdp, solo questo ci permetterebbe di andare ben oltre l'attuale 26%", che un'alleanza tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi "sarebbe un errore, la forza del Pd è nella sua alternatività alla destra".
Ma sappiamo che le cose non andranno così. L'unità a sinistra è una chimera destinata, per quello che si può capire, a restare tale. E dopo le elezioni avremo una situazione politica molto diversa da quella auspicata da Veltroni. Gli ultimi sondaggi e le proiezioni su come potrebbe essere il Parlamento se venisse approvata la legge elettorale votata dalla Camera la scorsa settimana, dipingono scenari di grande instabilità: un Parlamento diviso in tre, con nessuno dei tre schieramenti con i numeri sufficienti per governare. Si riaffacceranno ipotesi antiche (governi tecnici o del presidente) o vedremo gli schieramenti scomporsi per ricomporsi e formare maggioranze adeguate (e un'alleanza Pd-Forza Italia potrebbe raggiungere questo obiettivo).
Ma anche se sappiamo tutto questo teniamoci l'ottimismo ispirato dalle parole di Veltroni. Teniamocelo per un po' più di un attimo.