Sta per iniziare il 2018. Ottanta anni fa lo Stato italiano approvava le leggi razziali. Rileggiamone alcuni passaggi
“Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo.
L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione.
I cittadini italiani di razza ebraica non possono: prestare servizio militare in pace e in guerra… essere proprietari o gestori… di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione… essere proprietari di terreni… essere proprietari di fabbricati urbani …
“Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana.
“Le Amministrazioni civili e militari dello Stato non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica”.
(dal Regio decreto 1728 del 17 novembre 1938).
Il tutto era firmato dal capo dello Stato, il re Vittorio Emanuele III, e tutto passò senza che gli italiani muovessero un dito avverso una legge contro natura.
Ricordiamocelo quell’anno, rimproveriamo a chi c’era, padri, madri, nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, di non aver fatto nulla per impedire che simili parole venissero scritte in una legge dello Stato per poi spianare la strada a deportazioni e uccisioni.
E diciamo a noi stessi che qualcosa del genere non potrà più accadere. Né in Italia né altrove.
Diciamocelo e facciamolo.
Nel 2018 poche celebrazioni e molti fatti, anche piccoli. Per non essere come allora. Per non assistere in silenzio alla ragione che si annebbia.